Come comportarsi correttamente per effettuare la manutenzione di carrelli elevatori marcati CE e non
marcati CE? Nell’ambito della campagna SicuraMente ce lo spiegano due esperti della Commissione
Trasporti Interni dell’UNI.
Nel caso di carrello elevatore marcato CE (conforme alla Direttiva Macchine) per manutenzione
ordinaria s’intende quella prevista dal costruttore nel libretto di manutenzione, che ne stabilisce
anche la frequenza e le modalità.
In tal caso, il costruttore garantisce che, seguendo le sue istruzioni, il carrello utilizzato correttamente
per un periodo di 8 ore al giorno, in un ambiente che ha provveduto a definire “normale”, manterrà
inalterato il proprio livello di sicurezza. La stessa Direttiva Macchine (recepita dallo Stato Italiano
come da tutti gli Stati membri europei) attribuisce al costruttore l’obbligo di riportare queste
informazioni sul manuale d’uso e manutenzione. Il datore di lavoro, dunque, nel caso sopra
prospettato non ha dubbi sugli interventi da mettere in atto per aderire correttamente alle
prescrizioni del D.Lgs. 81/2008.
Ma che cosa succede se il carrello elevatore, marcato CE, è utilizzato per poche ore al mese? O, ancora,
che cosa si deve fare nel caso si disponga di un carrello “datato”, non marcato CE, privo di manuale d’uso
e manutenzione?
A dispetto di quanto chiaramente richiedono le richiamate prescrizioni di legge, alcuni datori di lavoro
ancora ricorrono ad interventi di manutenzione su richiesta, altri stipulano contratti per il solo
controllo dei dispositivi di sicurezza.
Sono tutte soluzioni sconsigliabili.
Nel caso di manutenzione su richiesta, i carrelli vengono tenuti fermi il minimo indispensabile: così
facendo, da un punto di vista produttivo si ha il costo minore, ma per quanto riguarda la sicurezza si
perde completamente la possibilità di fare prevenzione. Ad esempio, non è scongiurata l’ipotesi di un
improvviso cedimento strutturale, se di questo prima non si è avuto qualche segnale premonitore.
Ancora più subdolo è il ricorso a interventi atti a controllare soltanto i dispositivi di sicurezza.
Nell’applicare questa procedura, generalmente, ci si limita a prendere in considerazione soltanto
dispositivi tradizionali, trascurando il fatto che spesso alcune funzioni di sicurezza sono gestite dal
software del comando e possono essere controllate esclusivamente con l’impiego di specifici
strumenti, di norma, non facilmente reperibili sul mercato.
Sergio Salin e Giampiero Tartara
Esperti della Commissione Trasporti Interni dell’UNI (Ente Nazionale Italiano per l’Unificazione)